Franco Gentilini e Roma negli anni di Carlo Levi

Franco Gentilini

Domenica 12 marzo nel Parco Letterario Carlo Levi di Aliano (Mt) presso Palazzo de Leo si inaugurerà la mostra: “FRANCO GENTILINI E ROMA NEGLI ANNI DI CARLO LEVI”

Domenica 12 marzo 2017 alle ore 18.00 nella Pinacoteca “Carlo Levi” di Aliano si terrà la cerimonia di apertura della mostra inserita nel programma del sistema ACAMM: “Franco Gentilini e Roma negli anni di Carlo Levi”.

Seguirà la visita guidata alla mostra allestita in Palazzo de Leo, ricca di oltre 100 opere grafiche originali, datate 1937-1980, che accompagnano i testi con i quali Gentilini si confronta (Dante Alighieri, Giovanni Boccaccio, Ludovico Ariosto, Giorgio Baffo, Guillaume Apollinaire, Stéphane Mallarmé, Paul Claudel, Ezra Pound, Dino Campana, lo stesso Paolo VI, con uno scritto del 18 ottobre 1975 preparato per l’Anno Santo) e le poesie e i racconti degli amici e compagni di strada (Giuseppe Ungaretti, Renato Mucci, Marcello Gallian, Giacomo Natta, Leonardo Sinisgalli, Enrico Falqui, Raffaele Carrieri, Vittorio Sereni, Italo Calvino, Biagio Marin, Giorgio Caproni, Salvatore Quasimodo, Libero De Libero, Sandro Penna, Romeo Lucchese, Enrico Galassi, Gualtieri di San Lazzaro, Milena Milani, Nerio Tebano, Piero Chiara, Dino Buzzati, Patrick Waldberg, Pablo Neruda, Guido Giuffrè, Cesare Vivaldi, Alfonso Gatto, Aglauco Casadio, André Pieyre de Mandiargues, Vittore Branca) che lo affascinano con i fantasmi dorati, gli arditi arabeschi, le libertà avventurose, gli inquieti spiriti, le statue immortali, le piazze sonanti, le cattedrali notturne, le donne sognate, i paesaggi mistici, i suonatori ambulanti, le vastità di spazi di una realtà tutta da interpretare. In una città, Roma, nella quale le distanze sono sempre da colmare, per straniarsi dal déjà vu.

Testi e opere grafiche mettono in evidenza il clima culturale in cui è cresciuto Gentilini, i poeti e gli artisti da lui frequentati, Levi compreso, e la petite promenade compiuta nel corso di una vita, per capire la poesia e continuare a crescere, alimentato dal soffio di grazia che nutre i ricordi d’infanzia perduti, i giardini incantati di una Parigi cara a Baudelaire, le grandiose basiliche di una Roma continuamente rigenerata dagli occhi dei suoi visitatori, le devozioni senza riserve a Piero della Francesca e a Rembrandt, a Juan Gris e a Braque, le solitudini profonde proprie di chi insegue l’ansia di approfondire, di andare all’origine della conoscenza, trasferendola ai moti del cuore, alla metamorfosi grottesca, all’allegria erotica, al raptus fantastico, alla consapevolezza ironica della condizione umana. Lo spiega bene Sinisgalli: Si fatica per anni / a sciogliere i nodi / a dare un’immagine / favolosa a una ciocca / illeggibile di segni perduti. Segni che, in unità di invisibile e visibile, di reale e immaginario, di ritmi allusivi (il numero e la rosa, la lettera e lo spago, il grappolo d’uva e il mobile abbandonato, il carrettino e il gatto, la luna e il piatto), pervengono al senso cosmico della natura.

Franco Gentilini nasce a Faenza il 4 agosto del 1909. Dopo essere stato a bottega da un intagliatore e lavorante ceramista, nel 1925 incontra Giovanni Romagnoli che lo presenta a Nino Bertocchi. Subito dopo partecipa alla “Seconda Mostra del Risveglio Giovanile”. Nel 1930, è a Parigi per vedere gli Impressionisti. Al ritorno espone alla XVII Biennale Internazionale d’Arte di Venezia dove sarà presente, in seguito, nel 1936, 1938, 1940, 1942 (14 opere), 1948, 1950, 1952 (9 opere), 1958 (sala personale), 1966 (sala personale ) e nel 1968.

Nel 1932 si trasferisce a Roma, frequenta la Terza Saletta di Aragno, conosce Ungaretti, Cardarelli, Barilli, Mucci, Cecchi, Sinisgalli, Diemoz, Beccaria, Cagli, De Libero, Falqui. L’ambiente della “Scuola Romana”, con l’espressionismo barocco di Scipione e Mafai, ha una grande influenza sul suo lavoro. Negli anni Quaranta, affianca all’attività pittorica una intensa produzione grafica, con collaborazioni a riviste come “Primato” e “Documento”, entra in contatto con il collezionista e mercante d’arte Carlo Cardazzo che sarà tra i suoi principali promotori anche all’estero. Nei ripetuti soggiorni parigini matura uno stile in cui trovano spazio anche le nuove correnti internazionali del cubismo e del surrealismo, le ricerche materiche che lo allontaneranno dai nudi di donna, dalle vedute dei viali cittadini, dalle ballerine che ricordavano Degas.
Negli anni Cinquanta, riceve il “Premio Vie Nuove” per la pittura, tiene una personale a Parigi alla “Galerie Rive Gauche”, dove conosce Dubuffet, realizza le scene e i costumi di teatro per l’”Anfiparnaso” di Orazio Vecchi, rappresentato al Teatro Eliseo di Roma, collabora con la rivista “Civiltà delle Macchine” diretta da Leonardo Sinisgalli, partecipa a Rassegne di Arte Italiana Contemporanea in Spagna e Francia, in Giappone e a San Paolo del Brasile. Durante una personale a New York, riceve l’incarico dalla rivista “Fortune” di Chicago, per realizzare una serie di tele sui Ponti di New York. Intanto, la pittura si è fatta scabra, il colore, miscelato con la colla e la sabbia, sfuma immagini surreali, tra gioco e ironia, e un ingenuo primitivismo esaltato nelle grandi personali in Italia e all’estero, non ultime le sale personali al Grand Palais di Parigi per la FIAC, alla Galleria Blumen di Lugano, a La Colomba di Torino, alla Toninelli di Roma e Milano, all’Art Curial di Parigi, a L’Arco di Roma. Muore a Roma il 5 aprile 1981.

La mostra, arricchita da cataloghi, libri, immagini e documenti, resterà aperta fino al 15 giugno 2017, con i seguenti orari: 10.00 – 12.30 – 16.00 -18.00.
Chiuso il lunedì.
Per informazioni: 0835. 568239 – 349.757 6705 www.parcolevi.it – www.parchiletterari.com

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